Era un omaggio alla dea, la dea della fecondità, della
rigenerazione, che probabilmente dava il nome anche a quella che sarebbe stata
la mia futura città: la mia nuova vita! Era
un omaggio al figlio, esperto nell’uso della parola e pratico degli affari, per
propiziarci una buona riuscita.
Era anche e involontariamente un acronimo indovinato, con le
iniziali delle persone di cui mi sarei voluta circondare più la mia, la prima e
l’ultima ad abbracciare e proteggere le centrali, iniziali di due
nomi latini superbi.
E poteva funzionare solo così, con l’acronimo
metaforicamente completo, perché senza la prima lettera, ciò che resta di quel
progetto è un suono onomatopeico del dolore. Dio quanto fa male, se non ci sei
tu.
E senza la mia A e il mio Amore, nulla può essere. La felicità anche per te rimane una negazione
eterna.
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