"Cos'è che in noi mente, uccide, ruba?" Georg Büchner, Woyzeck

mercoledì 25 agosto 2010

mercoledì 11 agosto 2010

com'è misera la vita negli abusi di potere

Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro. Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali
e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti siete come sabbie mobili tirate giù
C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero
com'è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano. Quante squallide figure che attraversano il paese
com'è misera la vita negli abusi di potere.
Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca.
A Beethoven e Sinatra preferisco l' insalata
a Vivaldi l' uva passa che mi dà più calorie
com'è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore
in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore.
Ho sentito degli spari in una via del centro
quante stupide galline che si azzuffano per niente
minima immoralia minima immoralia
e sommersi soprattutto da immondizie musicali.
Sul ponte sventola bandiera bianca...... minima immoralia...
The end my only friend this is the end

Franco Battiato

martedì 10 agosto 2010

I TRAVET DEL MALE

di Lucia del Grosso


http://www.youtube.com/watch?v=VcC1sXsu6Sw

Questa stringa di segni e lettere apparentemente mischiati alla rinfusa senza formare alcun apparente significato contiene uno spicchio di male. Ci si va sopra con il cursore, una lieva pressione del dito e la stringa sboccia come un fiore: sbocciano le immagini di un rastrellamento di palestinesi. Di un uomo che viene trascinato via dai militari israeliani mentre protesta. Di un bambino che urla, si ribella, si aggrappa a suo padre per non farselo portare via. Di militari che lo afferrano e lo allontanano. Di chi la violenza la subisce e chi la fa. Uno sguardo pietoso o mercenario ha racchiuso quella scena in un video e l'ha scagliata tra le onde del web, che la sta propagando in cerchi sempre più ampi. E tutto il mondo rimbomba del pianto di quel bambino. Si ode qualche parola concitata del padre mente lo stanno portando via, forse una parola di consolazione a suo figlio, o qualche raccomandazione ai suoi cari, o una bestemmia e poi niente altro. Le urla delle vittime e il silenzio dei colpevoli. Che tacciono mentre fanno coscienziosamente il loro lavoro, senza metterci nemmeno un grammo di brutalità in più. Un giovane militare afferra il bimbo per le braccine e lo separa da suo padre, forse gli dice pure "Non piangere, papà ritorna, vedrai!". Il bimbo cade a terra, ma siamo poi tanto sicuri che sia stato spintonato? Forse è stato solo involontariamente colpito dalla mano che stava cercando di non fargli raggiungere il padre. Una rapida occhiata per controllare di non aver combinato un guaio, è sempre una rogna se si ammazza un bambino, e poi via, a finire il compito assegnato. Una roba quasi pulita, c'era più violenza nelle manganellate agli Aquilani. Un lavoro fatto bene senza inutile spargimento di sangue, se c'era da sparare lo si faceva, senza godimento e senza dolore, ma meglio così, che non si sprecano le munizioni. Cosa riserverà la sorte a quel padre e a quel bimbo privato di affetto e mezzi di sostentamento quei militari non lo sanno, non lo vogliono sapere e anche se volessero saperlo non sarebbe di loro competenza, sono responsabili solo dell'efficiente e puntuale esecuzione degli ordini impartiti, che se eseguiti bene danno diritto ad una promozione, un avanzamento di carriera o ad un'altra ricompensa. Non sono mostri quei militari, sono travet del male, gente che mette solo un tassello all'immenso mosaico della perfidia del mondo, ma non sono responsabili nè del disegno, nè dei colori che ne verranno fuori. Devono pensare solo a mettere bene la loro tessera. Perché il male non ha le corna, la coda e i piedi caprini, ma è solo un grande apparato in cui si è irregimentati, una roba noiosa come le otto ore di ufficio, non è gente strana quella che fa le grandi porcate, è gente che timbra il cartellino. Come ad Abu Ghraib. "Se l'intelligence militare ti chiede di fare una cosa non puoi far altro che obbedire. Ridevo per sopportare quello che facevo" ha dichiarato Charles Graner, uno dei torturatori. "Quelle immagini? Era il mio lavoro. Eseguivo gli ordini, io non ho colpe" ha fatto mettere a verbale Lynndie England, secondina di quel carcere dove si facevano tutte quelle belle robe. E poco importa se ti piace o ti fa schifo, ci sono impiegati motivati e altri meno, ma poi alla fine fanno tutti la stessa cosa. E ogni volta che la televisione o Youtube ci mostra uno spicchio di male rimaniamo increduli e impietriti come se quella violenza venisse da una strana razza di alieni. E invece non solo è roba umanissima, ma anche ordinaria, stupida e, benedetta Arendt, banale: "E' anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga nè una profondità, nè una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo nella sua superficie. E' una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che si interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il bene ha profondità e può essere radicale". Rileggo queste righe e non posso fare a meno di pensare che il mondo poco profondo, senza ancoraggi, fluido della globalizzazione sia un terreno ancora più fertile di quello del secolo scorso per incubare il male. Che quel mondo liquido da cui stanno evaporando tutti i valori e che rispetta solo le leggi della competizione sia lo scenario più adatto a rappresentare l'insulsa commedia del male. Che quel mondo che sta recidendo tutte le radici covi il male per sostituirlo al senso.

lunedì 9 agosto 2010

fisica, svastiche e scoregge

..è colpa di quei fisici e di quella teoria della sincronicità per cui le particelle sono collegate tra loro; non si può scoreggiare senza cambiare l’equilibrio dell’universo.

P.K. Dick, La svastica sul sole.

cose che voglio ricordare

numero uno: cos'è l'accidia


disiniteresse per il presente e mancanza di prospettive per il futuro

Il termine

Il termine, nel greco classico, designa la negligenza, l'indifferenza, la mancanza di cure e di interesse per una cosa. Designa inoltre l'abbattimento, lo scoraggiamento, la prostrazione, la stanchezza, la noia e la depressione dell'uomo di fronte alla vita. É lo smarrimento estremo: si produce uno stato d'animo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che raggiunge. Due conseguenze tipiche sono l'instabilità e il disprezzo per gli impegni della propria vita.L'uomo non padroneggia più la vita; le vicende lo avviluppano inestricabili, ed egli non sa più vederci chiaro. Non sa più come cavarsela in determinate vicende della propria esistenza; e il compito a lui affidato gli si erge davanti insuperabile, come la parete di una montagna.

Le manifestazioni e le conseguenze dell'accidia

L'accidia ha un carattere complesso e confuso: è un miscuglio di pensieri provenienti da forze diverse. Chi è colpito dall'accidia avverte un senso di disordine e di illogicità in cui si intrecciano reazioni contrastanti: si detesta tutto ciò che si ha e si desidera ciò che non si ha.Si percepisce che tutta la propria esistenza perde di tensione, è come allentata in un senso di vuoto, nella noia e nella svogliatezza, in una incapacità di concentrarsi su una determinata attività, nella spossatezza e nell'ansia. Viene a mancare un punto di attrazione, un polo che catalizzi tutte le componenti della persona, e questa perdita di scopo sembra trascinare tutto in un vuoto senza fine. A causa dell'angoscia e dell'ansietà, la vita appare senza più punti sicuri, senza certezze, come appoggiata su di una superficie fluttuante.
Altri sintomi dell'accidia sono l'indifferenza è l'instabilità. Questa instabilità si manifesta in diversi modi: dal cambiare casa o lavoro, al fuggire verso situazioni ritenute ideali; dall'instabilità di umore all'instabilità di giudizio; dall'instabilità nei rapporti interpersonali alla sfiducia verso se stessi. Anche la ricerca di sempre nuove emozioni e divertimenti e la paura di lasciare spazi vuoti da impegni sono palliativi di fronte a una situazione esistenziale che si minaccia vuota e priva di senso. Pascal diceva "Ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non saper starsene in pace, in una camera". Un ultimo sintomo dell'accidia è lo sconforto: l'impossibilità per l'uomo di vedere qualche cosa di buono e di positivo: tutto viene ridotto al negativismo e al pessimismo. L'insoddisfazione diventa la modalità normale di affrontare l'esistenza, e spesso anche ogni possibilità di futuro diventa inimmaginabile.

Le cause dell'accidia

Una realtà complessa come l'accidia trae origine da numerosi fattori. Tuttavia, una delle cause più frequenti è l'amore smodato per se stessi, quella passione per se stessi che porta ad essere prigionieri del proprio io. Questo amore di sè è in fondo il vero idolo che minaccia la nostra vita. Se l'io è il centro assoluto del proprio mondo, allora si valuta ogni cosa in funzione dei propri bisogni, della propria idea, dei propri desideri e giudizi. Ci sono inoltre due cause, apparentemente contradditorie, che favoriscono l'accidia, e sono l'ozio e l'attivismo.
L'ozio è la mancanza di occupazioni, di interessi, ma soprattutto una realtà che rende la vita quotidiana amorfa e trascinata. Davanti ad ogni prerogativa l'ozioso si chiede "a che pro?" e trasforma la propria vita in un deserto.D'altra parte, lavoro e impegni eccessivi, che disperdono e creano molti punti di riferimento non collegati tra di loro, possono provocare uno stato di accidia: ci si è dati un compito al di là delle proprie forze e si crolla.

Le soluzioni per combattere l'accidia

L'equilibrio, la discrezione e la moderazione permettono di dare una misura alla propria vita e a ciò che si fa. Si tratta di quella saggezza che nasce dalla consapevolezza dei propri limiti e delle possibilità che sono in noi, e permette un reale dominio di sè.Molti autori insistono inoltre sulla necessità di non fuggire di fronte a questa situazione esistenziale. La fuga è infatti l'illusione di trovare altrove o diversamente una liberazione da questo pensiero.Altri rimedi per l'accidia sono la pazienza e la stabilità. La stabilità è la capacità di perseverare, di continuare un cammino anche se si è tentati di interrompere la via che si è intrapresa. E un tempo in cui ci è data la possibilità di perseverare è il quotidiano: rimanere nel quotidiano, senza "sognare la vita" fuggendo dalla sua precarietà. Ciò comporta una rinuncia a tutte quelle illusioni che ci appaiono come alternative al presente; comporta accettare se stessi e l'altro; comporta accogliere le fatiche dei propri impegni o il peso della comunità in cui siamo inseriti.
Per combattere l'accidia, insomma, bisogna ritrovare uno scopo e riprendere gusto per una vita vera.

(http://www.analisigrafologica.it/accidia.html)

numero due: sono un'adulta, sono una stronza.

"Noi abbiamo tre personalità naturali: il bambino, l'adulto, il genitore. Il bambino non è autosufficiente e dipende dagli altri. L'adulto è autosufficiente ma si dedica soltanto a se stesso. Il genitore si dedica agli altri e quindi è l'unico capace di amare. Tutti noi dovremmo compiere questa evoluzione naturale. Ma pochi lo fanno. Una gran parte di persone rimangono bambini. E' la nevrosi infantile. Essa dà luogo a disturbi anche gravi come ansia, angoscia, attacchi di panico, paura, depressione, ecc.
Il bambino ha sempre bisogno di qualcuno che gli faccia le coccole. L'adulto si fa le coccole da solo e non ha bisogno di nessuno. Il genitore è l'unico capace di fare le coccole agli altri. Sull'equilibrio e lo sviluppo di queste tre personalità, che coesistono in noi, si giocano tutta la nostra vita, il nostro benessere, il nostro rapporto con gli altri, la nostra felicità. In natura, in noi e negli animali, le tre personalità si sviluppano armonicamente e in tempi precisi. Purtroppo però, nelle società industrializzate ricche e iperprotette l'evoluzione naturale non avviene, e noi rimaniamo bambini. Questa è la base di tutte le nostre nevrosi. Paure, fobie, panico, ansia, depressione sono tutte manifestazioni di una personalità infantile non evoluta, sempre alla ricerca di amore, di sicurezza, di coccole."
(Giulio Cesare Giacobbe, Alla ricerca delle coccole perdute)

" Per diventare stronzi bisogna però prima capire cosa sono veramente gli stronzi. E perché, nonostante tutto, ci attirano tanto.
In cosa consiste il loro fascino discreto. Stronzo vuol dire adulto. E tutti, vogliamo diventare adulti. Ma pochi ci riescono."
(Giulio Cesare Giacobbe, Il fascino discreto degli stronzi)

"noi non siamo cigni. noi siamo squali."



("Tra le nuvole", film di Jason Reitman con George Clooney, basato sul romanzo Up in the air di Walter Kirn)

"io sono quella cazzo di Ibiza"




("About a boy", film di Paul e Chris Weitz, con Hugh Grant, tratto dall'omonimo libro di Nick Hornby)

numero tre: sono una bella persona.

www.polomeccanica.net/doc/Documenti/.../Il%20lavoro%20Ideale.pdf

numero quattro: anche se sono confusa e non so cosa fare, questo non significa che io non sia felice.


La cicala e la formica

Per tutta l’estate la cicala consumava e la formica investiva. “Stai agendo in modo molto irrazionale - ammonì la formica - quando verrà l’inverno te ne pentirai”.
“Sarò assai infelice – replicò la cicala – ma sto agendo in modo razionale. Essere razionale coincide con l’essere felice, e al momento il mio piacere supera il dolore futuro. Unisciti a me e canta al sole!”.
“Secondo me – rispose la formica – essere felici consiste nel massimizzare l’utilità su tutto l’arco dell’esistenza. L’infelicità e la felicità hanno un peso costante. Dunque, per essere razionale, devo darmi da fare e investire per l’inverno”.
Venne l’inverno e la cicala era affamata. Chiese aiuto alla formica.
“Vorrei poterti aiutare – disse la formica – ma, essendo razionale, non posso preferire il tuo benessere al mio: non hai nulla da darmi in cambio. Non ti senti in colpa per aver cantato tutta l’estate?”.
“Molto in colpa – rispose la cicala – proprio come avevo previsto. Ma l’adesso è l’adesso, allora avevo agito in modo razionale. Sei tu che sei irrazionale nel proibirti di darmi un aiuto”.
La formica ci pensò. Ma aveva soltanto cibo sufficiente per finire l’inverno. “L’adesso, per me, è tutta la vita – spiegò – ma ti posso aiutare in un altro modo. Vedi le foglie dell’albero di Epicuro? Sono deliziose e nutrienti. Ma dopo un certo tempo ti ammalerai. Io non posso mangiarle, perché calcolo la felicità su tutto l’arco dell’esistenza. Ma per te l’estasi presente supera l’infelicità futura”.
La cicala mangiò le foglie e finì per ammalarsi.
“Ne vale la pena?” – chiese la formica alla cicala ormai agonizzante.
“Non vale adesso, ma valeva prima” – rispose la cicala.
E la formica: “Devo dirti una cosa, ma non so se per te sia una buona notizia. C’è un antidoto!”.
“Presto! Presto!” – esclamò la cicala.
“Credo che tu non possa usarlo – ribattè la formica – perché prima ti fa stare molto male e solo in seguito ti fa guarire”.
“Brutta notizia – concluse la cicala – dato che io non posso investire per la felicità futura. Addio”.
La cicala morì, e la formica visse una grigia esistenza, evitando occasioni di felicità che avrebbero potuto trasformarsi in infelicità future. Ormai molto vecchia, si disse: “è triste non poter quasi mai fare quello che si vuole, ma condurre un’esistenza felice rende la vita assai dura”.

(tratto da "la Felicità", Paolo Legrenzi)

domenica 8 agosto 2010

pensieri e parole (opere e omissioni)

ho detto che lo faccio e lo faccio

venerdì 6 agosto 2010

la descrizione di un attimo (keep being cool)

" piaci a molti, esci, apri gli occhi, vorrei che trovassi qualcuno che ti stimi"
"non voglio vederti stare male"
"devi batterci la testa ancora un sacco di volte"
"non hai tenuto conto che è un uomo"
"mi sembra che tu abbia già deciso"
e crolla la fortezza del mio debole per te



http://www.youtube.com/watch?v=88juOMDziVg

ps. keep being cool

oroscopo celtico.....

Gli antichi celti associavano ai giorni dell'anno un albero le cui virtù avrebbero influito sui nati di quel particolare giorno.
Il calendario celtico è diverso dal calendario abitualmente utilizzato in gran parte del mondo e prevede che il primo giorno dell'anno coincida con il primo giorno di Novembre. L'anno era diviso in quattro trimestri: Samain (dal 1 novembre), Imbolic (dal 1 febbraio), Bealtaine (dal 1 maggio) e Lúnasa (dal 1 agosto). I 21 alberi individuati dalla cultura celtica caratterizzano ciclicamente le persone nate nei diversi periodi dell'anno.

Il mio albero è il Fico:

dal 14 al 23 giugno - dal 12 al 21 dicembre

I nati del Fico sono emotivi e sensibili.Spesso diventano grandi artisti (attori, scrittori o pittori, ad esempio) o abili architetti.Sono capaci di provare emozioni in modo più intenso e completo rispetto a quanto capita solitamente e, per questo motivo, riescono ad apprezzare maggiormente le bellezze naturali e le opere d'arte. Sono però anche molto vulnerabili.Punto debole del Fico è proprio l'eccessiva sensibilità e fragilità sul lavoro: non riescono a realizzarsi in un contesto troppo competitivo o spersonalizzante. All'interno di un contesto competitivo non riescono ad affermarsi.Anche in amore i nati del Fico sono molto sensibili: apprezzano e ricambiano attenzioni e complementi ma possono restare facilmente feriti da una frase sbagliata.
Segni celtici affini: Pino e Betulla.
Erbe aromatiche per loro particolarmente benefiche: Lattuga e Cumino.
(http://www.oroscopi.com/oroscopoceltico.html)

il tuo segno zodiacale Maya è...

Lepre - Tzaub
1 giugno – 28 giugno

Profilo: Il segno della Lepre eccelle nell'arte della comunicazione e primeggia in tutti i lavori a lei connessa come le relazioni pubbliche. Attivi e pieni di energie odiano la solitudine: li priva di charme. Spesso con la testa tra le nuvole dimenticano impegni importanti e si stupiscono se non riescono a realizzare i loro sogni. I nati sotto questa luna danno grande valore all'amicizia e sono spesso disposti a cambiare idea o a cedere a compromessi per favorire le persone a cui vogliono bene. Instancabili ottimisti cercano sempre una ragione positiva per andare avanti, lottano per un futuro migliore e ciò li avvantaggia nell'affrontare la vita.
Principio Guida: Comunicazione
Tallone d'Achille: Scarsa Praticità
Segno del partner ideale: Falco e Civetta
Colore di guerra: Verde

(http://www.oroscopi.com/maya/oroscopomaya.php)

giovedì 5 agosto 2010

lo sapevate?

pensavate che se ne stessero lì a sciacquettarsi nell'acqua tutto il tempo, senza un cazzo da fare se non terrorizzare noi che ci facciamo il bagno...
e invece ...Rispetto per le mitica medusa Turritopsis nutricula meglio conosciuta come Medusa immortale...



Questo è l'unico animale conosciuto in grado di tornare completamente ad una fase coloniale sessualmente immatura, dopo aver raggiunto la maturità sessuale come individuo solitario (fonte Wikipedia) il che la rende virtualmente immortale:
La medusa di T. nutricula è l’unica forma nota per aver sviluppato la capacità di ritornare ad uno stato di polipo, attraverso un processo di transdifferenziazione che richiede la presenza di alcuni tipi di cellule (dal tessuto della superficie della campana e del sistema dei canali circolatori).Queste subiscono una sorta di regressione ad una fase totipotente, dalla quale poi possono moltiplicarsi e differenziarsi in cellule diverse.
Esperimenti di laboratorio hanno rivelato che tutte le
meduse, sia quelle appena nate, sia quelle completamente mature, sono in grado di trasformarsi nuovamente in polipi. La trasformazione della medusa si caratterizza prima da un deterioramento della campana e dei tentacoli, con la successiva crescita del perisarco e degli stoloni, e infine dei polipi. Questi si moltiplicano ulteriormente formando una colonia. Questa capacità di invertire il ciclo vitale (in risposta a condizioni avverse) è probabilmente unica nel regno animale, e consente alla medusa di aggirare, o perlomeno ritardare, la morte rendendo T. nutricula potenzialmente immortale.

sapevatelo!!!

http://it.wikipedia.org/wiki/Turritopsis_nutricula
http://www.youtube.com/watch?v=hz4rWe4TcaA&feature=related

EHI ma Britti mi legge nel cervello?

7000 caffè, li ho già presi perchè sono stanco di stare al volante e vorrei arrivare entro sera da te
che aspetti me nel castello lassù con la treccia già sciolta affacciata al balcone vestita di blu
7000 caffè, è l'effetto che ho quando arrivo al portone e ti vedo gridare con gli occhi il mio nome perciò
vieni verso di me e io pazzo di te in un attimo ci diamo il bacio più dolce, più dolce che c'è
Ho bisogno di te perchè sei bella e poi ho bisogno di tutte quelle cose che non hai
ho bisogno di te come l'acqua il caffè come un mondo che gira e che, amore se non vuoi non finirà mai
Ad esempio lo sai l'altra sera ero a casa cercavo da bere ma il frigo era vuoto perchè non ho fatto la spesa tu non ci crederai indovina che c'è ho trovato una tazza con l'ultimo dei 7000 caffè
Ora sto qui da solo e non dormo e non volo mentre tu sei lontana ripenso a una scena di te senza velo
non so bene cos'è forse i troppi caffè ma stanotte non riesco a dormire e l'amore lo faccio da me
Ho bisogno di te perchè sei bella e poi ho bisogno di tutte quelle cose che mi fai
ho bisogno di te come l'acqua il caffè come un mondo che gira e che, amore se non vuoi non finirà mai

(7000 caffè, Alex Britti)

martedì 3 agosto 2010

la strada che non andava in nessun posto

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava
verso il mare, la seconda verso la città e la terza non
andava in nessun posto. Martino lo sapeva perché lo aveva
chiesto un po’ a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa
risposta: “ Quella strada lì? Non va in nessun posto. E’
inutile camminarci “. “ E fin dove arriva? “ “Non arriva da
nessuna parte”. “ Ma allora perché l’hanno fatta?” “Non l’ha
fatta nessuno, è sempre stata lì “. “Ma nessuno è mai andato
a vedere?” “Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non
c’è niente da vedere….” “Non potete saperlo se non ci siete
mai stati”.
Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino-
Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare
alla strada che non andava in nessun posto. Quando fu
abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal
paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò
sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e
ben presto cominciarono i boschi. Cammina cammina la strada
non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava
a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro
quando vide un cane. Il cane gli corse incontro
scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la
strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino
lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi
e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di
ferro. Attraverso le sbarre Martino vide un castello e a un
balcone una bellissima signora che salutava con la mano.
Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò
la bellissima signora. Era bella, vestita come una
principessa e in più era allegra e rideva: “Allora non ci
hai creduto” “A che cosa?” “Alla storia della strada che non
andava da nessuna parte” “Era troppo stupida e secondo me ci
sono più posti che strade” “Certo, basta aver voglia di
muoversi. Ora vieni ti farò vedere il castello:” C’erano più
di cento saloni zeppi di tesori. C’erano diamanti, pietre
preziose, oro, argento e ad ogni momento la bella signora
diceva: “ Prendi, prendi quello che vuoi….Ti presterò un
carretto per portare il peso.” Martino non si fece pregare e
ripartì col carretto pieno. A cassetta sedeva il cane che
era ammaestrato, e sapeva reggere le briglie e abbaiare ai
cavalli quando sonnecchiavano ed uscivano di strada. In
paese, dove l’avevano già dato per morto, Martino fu accolto
con grande sorpresa. Scaricato il tesoro il carro ripartì.
Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento
volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva
a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù
per la strada che non andava da nessuna parte. Ma quella
sera stessa tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga
per il dispetto: la strada per loro finiva in mezzo al bosco
in un mare di spine. Non c’era né cancello, né castello, né
bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi
batte per primo una strada nuova…….

(Gianni Rodari)

o forse, dico io, per chi ha il coraggio di crederci e scoprirli da soli senza che gli si indichi il cammino.

domenica 1 agosto 2010

il destino ti aspetta sulla strada che hai fatto per evitarlo

e io sto meditando di mandarlo un'altra volta a fare in culo.
vediamo se la smette di inseguirmi?
sto facendo di tutto per mandare la mia vita a puttane e voglio essere lasciata in pace mentre lo faccio.

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Mandarino per nascita e per elezione, a orologeria per necessità. politicamente scorretta, vivo libera da ogni convenzione e religione, tutti i giorni reinvento il mio mondo e ridò la carica al mio trenino a molla