"Cos'è che in noi mente, uccide, ruba?" Georg Büchner, Woyzeck

giovedì 23 dicembre 2010

jingle bells


sono entrata in un negozio di giocattoli, e fra le persone che si affannavano a comprare i regali di natale, i bambini impazziti, i commessi che riuscivano a non servire nessuno, e quell'aria così obbligatoriamente festiva, io mi sono messa a piangere fra gli scaffali di Lego e di Playmobil.

il nome giusto è esurimento nervoso.

ma poi ... quando penso che tutto mi stia crollando addosso, mi accorgo che non è poi tutto così negativo, che ho la mia persona speciale, che per fortuna è abituata a fare fronte alle bizze dei bambini.

grazie!!!!

e per favore non mi rispondere mai più che sono esagerata quando ti dico "oggi è stato uno dei più bei giorni della mia vita".

mercoledì 22 dicembre 2010

alfabeto

C di Ciclotimica

cosa c'è di male ad avere 14 anni?

in fondo devo ancora imparare ad andare in Vespa.

martedì 21 dicembre 2010

oggi non è un buon giorno per morire.


Mi sono sempre ammazzata dalle risate a sentire quelli che fanno propositi per l'anno nuovo.
mah! sarà la vecchiaia che avanza... sarà che sono proprio costretta a mettermi in discussione e a ripensare il mio modo di vivere le cose...
sarà che solo gli stupidi non cambiano idea.
comunque ho deciso che nel 2011 il mio motto sarà "chi dorme non piglia pesci", con chiaro riferimento ai vari pesciolini postati e al loro simbolismo.
si, insomma, prometto di smetterla con la pigrizia e con l'accidia, di tenere sotto controllo il malumore e la depressione, e di arrivare tutte le sere a crollare di stanchezza perchè ho avuto giornate produttive e intense.
"Hoka hey. Andate, uomini, oggi è un buon giorno per morire". Per me non più, dopo tanti anni passati a pensarlo mi accorgo che devo fare ancora tante cose prima di potermi permettere questo lusso.

domenica 19 dicembre 2010

l'angelo caduto


34 anni e mezzo che ci facciamo compagnia e ancora non riesco a tenerti sotto controllo.
ci casco sempre, faccio sempre il tuo gioco.
e non mi ricordo mai quel vecchio proverbio che dice "se non li puoi combattere fatteli amici".
è che certe volte te la dò vinta a tavolino. è che quando sono stanca te ne approfitti e riesci a prendere il sopravvento.
è che io e te siamo una cosa sola e dovrei imparare ad accettarlo. ad accettare le cadute così come il volo.

(foto: Madrid, L'Angelo caduto)

giovedì 16 dicembre 2010

jambo, kaixo, szia



bellissimo articolo di Silvia Minardi postato su "La poesia e lo spirito", trovato assolutamente per caso. io mi limito a copiare/incollare la parte che più mi interessa, ma l'ho trovato tutto davvero molto valido.
( http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/05/11/vivalascuola-11/#more-17452)



Abbiamo rimesso al centro del nostro impegno di riflessione e di formazione l’educazione linguistica integrata in un approccio per competenze. In un approccio per competenze imparare a comunicare in più lingue significa mettere gli apprendenti nelle migliori condizioni per sviluppare competenze linguistiche che permettano loro di “agire con la lingua”, di usare la lingua in modo appropriato ed efficace in contesti comunicativi reali.

L’ approccio per competenze dà all’apprendimento plurilingue una duplice dimensione. La prima è una dimensione diacronica: le lingue si possono imparare lungo tutto l’arco della vita, le lingue non si imparano solo a scuola, le competenze linguistiche non si acquisiscono una volta per sempre, ma si sviluppano nel tempo, talvolta anche in modo imperfetto e parziale. La seconda dimensione è quella che definirei tematica e contestuale: si apprende una lingua non “studiando” la lingua, il sistema e le norme che lo governano, ma soprattutto “usando” la lingua. L’apprendimento in più lingue è possibile se si fanno esperienze con le lingue in contesti significativi. Ovvero non si impara la lingua per poi usarla, ma si usa la lingua in diverse situazioni e attorno a contenuti significativi per impararla; quindi, attraverso il ripetersi di esperienze di apprendimento significativo e la riflessione sulle esperienze fatte, si impara ad usare la lingua sempre meglio.

Occorre, quindi, orientare il curricolo di educazione linguistica verso un insegnamento basato sulla trasmissione di senso, ovvero di “significati” e di “contenuti” che l’apprendente deve essere in grado di comprendere e di comunicare.

mercoledì 15 dicembre 2010

pesci&bolle

un post senza particolare senso. solo e semplicemente, i pesciolini che allietano il mio bagno.

martedì 14 dicembre 2010

alfabeto


P di Presa per il culo.





"Godo di più se ti divincoli
se ti arrabbatti sui tuoi trampoli
e se scivoli per venir su
ti confesso è quando rido di più"

lunedì 13 dicembre 2010

spirito natalizio


quest'anno sento lo spirito del natale. ma come mai?

immagine di Vincenzo Cucca (www.cuccadores.com)

perle&sorelle

qua e là sul web:
"La perla è associata alla Luna e per questo motivo è consigliata per ogni squilibrio emotivo"

"Fin dall’antichità, la perla è associata alla luna e alla femminilità.
Agisce sul metabolismo e sul sistema linfatico, dona a chi la indossa calma e saggezza, equilibra le emozioni. Contrasta la rabbia e l’aggressività."




(Dina Pala, Le Sorelle, 1967)

http://www.dinapala.it/index.php?idp=3&pi=4

martedì 7 dicembre 2010

amore psiche e altre sciocchezze

fa così paura a volte ammettere "sono felice".
"non sono più sola, e sono molto felice".


libertè....

se l’unica scelta che abbiamo è quella tra i mullah e i centri commerciali, tra l’egemonia dell’assolutismo religioso e quella del determinismo del mercato, né la libertà né lo spirito umano possono prosperare […]
Come mai quando vediamo che la religione colonizza qualunque altro campo della vita umana la chiamiamo teocrazia e sentiamo puzza di tirannia e quando vediamo che la politica colonizza ogni altro campo della vita umana la chiamiamo assolutismo e tremiamo alla prospettiva del totalitarismo, ma quando vediamo che le relazioni di mercato e il consumismo commerciale tentano di colonizzare ogni altro campo della vita umana li chiamiamo libertà e celebriamo il loro trionfo?

Benjamin Barber, consigliere di Clinton durante la sua presidenza
(Il McMondo e i no global dopo l’attacco dell’11 settembre, “La Repubblica”, 29 gennaio 2002)

sabato 4 dicembre 2010

che ridere!!!!!!










http://tg24.sky.it/tg24/speciali_tg24/beautiful_lab.html

"ci piace pensare che siamo esseri razionali"




che ci crediate o no, nelle notti passate sono stata visitata dal fantasma del Natale passato e dal fantasma del Natale presente.
e temo per stanotte.

palloncini e pesciolini

in questo blog,oltre ai mandarini, ho usato spesso un'altra metafora per parlare di me stessa: il pesce, spaziando dai piranha a quelli rossi agli squali...
ora ho scoperto un'altra immagine alla quale mi sono affezionata, quella del palloncino rosso. che contiene in sè due simbologie: il pallone in sè e il colore rosso.
innanzitutto ... posto un meraviglioso demotivational, amaro al punto giusto, che parla sia di pesci che di palloni rossi, quindi perfetto qui:




Ma, tornando al meraviglioso cortometraggio di Albert Lamorisse, avevo voglia di postare ancora qualcosa.. un paio di foto, innanzitutto, e quello che riporta il sito http://isozine.com/blog a proposito dell'uso del colore rosso.





Red has always been an infamous color in film. A color of rebellion. Of love. Of passion. With some cameras, the color red even bleeds on the screen. But no one has managed to use the color red to its fullest extent as much as Albert Lamorisse did in his film “Le Ballon Rouge”.
What he captured in that color is a child’s innocence and imagination. The discovery of Paris. The heartbreak of having to grow up one day. The cruelty of children. The mischief of a balloon. My own childhood. “Le Ballon Rouge” is the first film I saw that wasn’t a cartoon and that had actors in it. And it has left a lasting impression on me.
There is no point in telling the story of this film, if you have not seen it yet. Because you have to see it. It’s cinema at its best.

It’s the color red at its best.


infine, un quadro di Klee del 1922, intitolato appunto Le ballon rouge.


M di Molle


Un giorno in più che se ne va
un orologio fermo da un'eternità
per tutti quelli così come noi
da sempre in corsa, sempre a metà...

(Storie di tutti i giorni, Riccardo Fogli)

venerdì 3 dicembre 2010

le ballon rouge


















Le ballon rouge, Albert Lamorisse.

martedì 30 novembre 2010

longo è lo cammino








longo è lo cammino, e noi in fila longobarda non possiamo che avere fede nello cavalcone.
insomma, un epitaffio che è una supercazzola!

martedì 23 novembre 2010

parafrasando la Winterson

Non ci sono solo i mandarini.


(questa è super colta!)

domenica 21 novembre 2010

mandarino amerindio


Una sera un anziano capo Cherokee raccontò al nipote la battaglia che avviene dentro di noi.

Gli disse: «Figlio mio la battaglia è fra due lupi che vivono dentro noi. Uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità. L'altro è felicità, amore, speranza, serenità, gentilezza, generosità, verità, compassione».

Il piccolo ci pensò un minuto, poi chiese: «Quale lupo vince?»

L'anziano Cherokee rispose semplicemente: «Quello a cui dai da mangiare»

Amarsi un po'.....(o un po' tanto. o un po' in tanti)


"Le società occidentali si muovono verso la dimensione del 'poliamore'". Il politologo Massimiliano Panarari racconta ad Affari la società di domani secondo Attali
da: http://www.affaritaliani.it/Rubriche/cafephilo/cafe2405.html

di Virginia Perini, 13.10.2010

Amare più persone contemporaneamente è possibile. Anzi, è naturale. Fa parte della natura umana. Così come desiderare relazioni sessuali con persone diverse o cercare esperienze nuove e stimolanti. Solo la morale comune e le leggi si oppongono a queste esigenze dell'uomo e della donna contemporanei, generando una situazione di ipocrisia e ambiguità. E' la teoria del grande filosofo e sociologo parigino Jaques Attali che per primo ha teorizzato il 'Poliamore'. Tutto è nato da un articolo comparso sull'Express (magazine francese), in cui Attali teorizza il crollo della famiglia tradizionale a favore di una pluralità dei rapporti sentimentali e sessuali. Le élites intellettuali francesi lo hanno fatto proprio e ne stanno facendo un 'manifesto della società del futuro'. Un pensiero nuovo, che, facendosi forte di cambiamenti già esistenti, sovverte ogni tradizione.
"Le società occidentali si muovono verso la dimensione del 'poliamore'. E' un'analisi che nasce nelle élites parigine destinata a diventare un trend generale. E' la teoria su cui Attalì sta studiando e scrivendo. E arriva anche in Italia, nella rigida Italia. Gli intellettuali ne sono molto colpiti".
Massimiliano Panarari, politologo e studioso di Attali, spiega ad Affari in cosa consiste esattamente la 'teoria del poliamore'.
"La famiglia naturale monogamica occidentale è destinata alla scomparsa a causa dell'evoluzione dei costumi, ma senza battaglie ideologiche o laiche, solo per una normale trasformazione della società. E' un processo che muove da due fattori: una mobilità sociale molto elevata, visibile tuttora (cosa che spinge anche Attali a definire la società di oggi 'liquida') e il riconoscimento, maturato lentamente dagli anni 60 a oggi, che uno degli obiettivi sociali più importanti è la felicità. Si è affermato il diritto al desiderio di felicità".
Intendendo per felicità?"Proprio qui sta il cambiamento. Fino ad ora la felicità coincideva con la realizzazione di una vita accanto ad una sola persona, ora si comincia a concepire l'idea che la vita possa essere un susseguirsi di rapporti d'amore autentici. Non si parla della poligamia di certo mondo arabo dove le donne fanno le componenti degli harem a un uomo, ma di rapporti che possono essere anche contemporanei senza perdere la loro autenticità".
Quasi una rivoluzione di cui s'intravvedono i presupposti..."Ci sono delle avanguardie. Come in ogni movimento culturale. Non possiamo non tenere conto del fatto che in parte già esistono e sono molto diffuse in forma adulterina e ipocrita. La cosa che manca è la formalizzazione sociale di un nuovo modo di concepire i rapporti e la società ovvero una pluralità degli stili di vita che già esiste".
Il passo che manca? "E' un diritto che si deve affermare".
C'è una fascia sociale maggiormente predisposta ad accettare questo tipo di cambiamento?"Non è un caso che la nuova mentalità si affermerà prima nel ceto borghese parigino, per poi diffondersi anche là dove la Chiesa ha uno speciale impatto sulle classi inferiori. La cosa fondamentale è che il cambiamento venga inteso come un elemento in più a favore dei diritti. Poi il singolo è libero di decidere".
La teoria è nata in Francia? L'Italia?"Qui la situazione è più critica. La Chiesa esercita più potere che in Francia, paese tendenzialmente laico. E il grado di ipocrisia che descrivevo prima in Italia per molte ragioni è portato all'esasperazione. C'è difficoltà nel tutelare le coppie di fatto tra uomo e donna che non sono sposate, figuriamoci... Un bel ritratto della nuova tendenza è la realtà dipinta da Ozpetek nei suoi film: una società mista, plurale e diversificata, ma omogenea e pacificata".
Il sesso che ruolo ha?"Ha una componente fodamentale. Per un processo iniziato sull'onda degli anni Sessanta, ma poi rallentato. Si parte dall'idea che il sesso sia la base di un rapporto sentimentale, da vivere in libertà. Poi è molto forte l'idea della varietà e della sperimentazione. E' un bisogno fisico e mentale. Non riconoscerlo è totale ipocrisia. Da qui l'esigenza che l'uomo contemporaneo ha di avere un maggior numero di partner sessuali".
E la religione che fine farà?"Diventerà una risposta per la spiritualità del singolo. Una serie di precetti residuali ad uso dell'individuo, dice Attali".
I figli? Sparsi con quanti padri?... No scherzi a parte: l'esigenza di avere figli?"Rimane, sia per le donne che per gli uomini. E' la matrice dell'affermazione di femminilità e virilità".
Insomma complessivamente questa 'società del futuro'?In Francia c'è un libro di Attali che sta polverizzando i record sulla società europea tra 50 anni. In Italia è in traduzione. Si prevede il disastro ecologico, culturale, che lui identifica con la morte della borghesia illuminata. Una luce: una società meno coercitiva sui piani morali. Ulrich Beck, Anthony Giddens sono due teorici della globalizzazione che si occupano dello stesso tema e stanno teorizzando il 'processo di contrattualizzazione dei rapporti sentimentali': la fine dell'amore eterno poichè tutto è come un contratto a tempo e non c'è più unilateralità...".

il buon umore così, in un niente...


No, Massimiliano viene scostumato! Io sento a volte per esempio, 'a creatura sta vicino 'a mamma, s'alluntana e a mamma 'o chiama: Ma ssi mi li a no!
Chillo 'o guaglione chissà addò sta che sta facenno, invece Ugo, appena se move a mamma: Ugo! e nun se pò alluntanà pecchè Ugo!
Nun tene 'o tiempo, al massimo 'o putimme chiammà Ciro, nu poco cchiù luongo, giusto pè nun 'o fa venì troppo represso, almeno Ciro tene 'o tiempo 'e piglià nu poco d'aria...

Massimo Troisi, Ricomincio da tre.
http://www.youtube.com/watch?v=e3VQrgqk-7A

sabato 20 novembre 2010

qualcosa di molto mandarino su cui riflettere

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.


Italo Calvino, Le città invisibili

Quello che non hanno

Hanno l'abito blu - hanno lenzuola nere - hanno l'insonnia - hanno il potere - hanno giornali e telegiornali - hanno le galere - hanno le banche - hanno l'avere - hanno molti segreti - hanno pochi rimorsi - hanno i messaggi in codice - hanno il decodificatore - hanno metà dei carabinieri - hanno tutti i corazzieri - ancora incerti i pompieri - hanno Dio - hanno Patria - hanno Famiglia - hanno la testa devastata da tutto questo avere - hanno la forza di considerarsi vittime del dovere - hanno praticamente tutto - il potere di uccidere - e le parole del lutto - le informazioni riservate - e l'eleganza delle parate - hanno la storia - hanno la geografia - hanno le caserme - hanno le frontiere e il rispetto della maggioranza - perfino quello hanno - ma per sentirsi bene gli manca l'essenziale perché noi, non ci hanno e per questo stanno male.

Michele Serra

qualcosa su cui tornare a riflettere.....

approfondendo la citazione di Barthes...

E' la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).

qualcosa su cui riflettere II

L'altro che io amo e che mi affascina è atopos. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità del mio desiderio. Egli è l'unico, assolutamente l'unico essere vivente che io possa amare. Chiunque altro incontri, fosse anche il mio idolo preferito, non può rimpiazzarlo. Non troverò nessun altro come lui, meglio di lui.

Roland Barthes

qualcosa su cui riflettere

la ceretta di Ockham fallisce ancora. l'unica cosa che c'è di realmente facile è riuscire a ferire le persone a cui diciamo di volere bene, scambiando la familiarità e la spontaneità con il diritto di dire e fare tutto ciò che ci passa per la testa.
in nome di un presunto sentimento sovrannaturale che ci lega indissolubilmente. ma io non credo che sia così, non credo a dio non credo a babbo natale, non credo all'oroscopo e non credo all'amore. credo nei piedi, nelle mani, nella forza di gravità, nella chimica, e nel rispetto. per gli altri e per se stessi.
e che la vita, questo si, possa diventare un inferno.
e ancora: credo a Saramago quando dice che una storia è sempre una relazione a tre, fatta da un uomo una donna e una terza persona, che è la relazione in sé, una persona di cui ci si dovrebbe prendere cura tutti i giorni, verificandone lo stato di salute (http://mandarinoaorologeria.blogspot.com/search/label/saramago).

e credo che lo spazio, prima o poi, finisca. che bisognerebbe fare attenzione a non occuparlo tutto con il proprio ego smisurato.

venerdì 19 novembre 2010

Antonella e la ceretta di Ockham


che bisogno c'è di complicarsi la vita.




che bisogno c'è di complicare ciò che è facile. ciò che è semplice. ciò che funziona.

che bisogno c'è di andare a provocare una persona che ce la sta mettendo tutta per capire mettersi in discussione e andare incontro all'altro.
qual è il confine fra volersi bene e complicarsi la vita?

martedì 16 novembre 2010

un film che voglio vedere

si proprio io, innamorata di Madrid... troppo rotta di coglioni per aggiungere gli accenti sulle parole, lo siento.

Vicky Cristina Barcelona

Porque tanto perderse tanto buscarse sin encontrarse.. me encierran los muros de todas partes, Barcelona... te estas equivocando no puedes seguir ignorando que el mundo sea otra cosa y volar como mariposa. Barcelona... hace un calor que me deja fria por dentro con este vicio de vivir mintiendo.. que bonito seria tu mar si supiera yo nadar. Barcelona...

mi mente esta llena de cara de gente extranjera, conocida desconocida y vuelta a ser transparente. No insisto mas Barcelona.. si no es cosa de tus ruidos, tu laberinto extrovertido. No he encontrado la razon porque me duele el corazón.. porque es tan fuerte que solo podre vivirte en la distancia y escribirte una canción. Te quiero Barcelona...

http://www.youtube.com/watch?v=AUMZs_2GVyQ




monogamy, mahogany

Mio marito non era fedele. Credeva che la monogamia fosse un tipo di legno.
Io sono una tipo, "Tesoro, no — la monogamia è proprio quando dormi con tua moglie". Lui invece è uno tipo... "No, cagna — Quella è la monotonia."
(Andrea Lynn Walker, Funny Ladies)

domenica 14 novembre 2010

pioggia e bugie

la canzone per eccellenza, il poeta per eccellenza.

mi fa strano pensare che la poesia l'ho conosciuta perchè, in un certo qual senso, mi è stata "dedicata", e ora provo io lo stesso stato d'animo che mi ha spinto a ricordarla e postarla qui.
senza dediche, solo un momento lirico che adesso mi appartiene.

la canzone è la solita che mi viene in mente quando inizio a lamentarmi che non piova.


ciò che ho scritto di noi




Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole


ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia

ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

Nazim Hikmet, Berlino, 1961







NO RAIN



All I can say is that my life is pretty plain


I like watchin the puddles gather rain


And all I can do is just pour some tea for two


And speak my point of view but it's not sane, it's not sane


I just want someone to say to me


I'll always be there when you wake Ya know


I'd like to keep my cheeks dry today


So stay with me and I'll have it made


And I don't understand why I sleep all day


And I start to complain that theres no rain


And all I can do is read a book to stay awake


It rips my life away but its a great
escape...escape...escape


All I can say is that my life is pretty plain


You don't like my point of view Ya think that I'm insane


Its not sane... its not sane



I just want someone to say to me I'll always be there when you wake


Ya know I'd like to keep my cheeks dry today


So stay with me and I'll have it





No Rain, Blind Melon


http://www.youtube.com/watch?v=dYlAwvz8uwc

mercoledì 10 novembre 2010

lobas...


In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno.


Clarissa Pinkola Estés, Donne che ballano coi lupi

domenica 24 ottobre 2010

un bicchiere di vino con un panino


La felicità esiste. Però dobbiamo pensarla nell’accezione greca di eudaimonia: eu vuol dire bene, daimon è il tuo demone, ciò che veramente sei. Se tu diventi veramente ciò che sei, come vuole l’espressione di Nietzsche, sei felice. Se ti concili con te, se non fai la parte di un altro.

Umberto Galimberti
http://assurdognolo.altervista.org/2010/03/22/intervista-ad-umberto-galimberti/

dáimōn

« C'è dentro di me non so che spirito divino e demoniaco; quello appunto di cui anche Meleto, scherzandoci sopra, scrisse nell'atto di accusa. Ed è come una voce che io ho dentro sin da fanciullo; la quale, ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da qualcosa che sto per compiere, e non mi fa mai proposte. »

Apologia di Socrate, 31 d

giovedì 14 ottobre 2010

ESAME DI ITALIANO


di Igiaba Scego, da "L'Unità" 12 ottobre 2010


Sere fa mi sono imbattuta in rete in un faccia a faccia trasmesso dalle Iene. La iena Giulio Golia ha smontato pezzo per pezzo la dichiarazione dell’assessore del Comune di Roma Laura Marsilio. L’assessore aveva dichiarato (riferendosi alla questione dei figli di migranti, le cosiddette seconde generazioni): «Anche se questi bambini sono nati in Italia è sbagliato considerarli non stranieri». Non stranieri??? Quindi stranieri. Per l’assessore Marsilio se sei nato in Italia e sei nero o hai gli occhi a mandorla non sei (e forse non lo sarai mai) italiano. Questo, fa giustamente notare la iena Golia, è molto grave soprattutto se detto da un assessore alla scuola. Golia per dimostrare la sua tesi mette a confronto Marsilio con due ragazzi romani, romanisti di origine nigeriana. Lo show, anche se a fin di bene, mi ha rattristato parecchio. Da una parte c’era l’assessore che non si arrendeva all’evidenza di trovarsi davanti a due italiani neri. Continuava a dire che i due ragazzi «sono portatori di una cultura diversa». Dall’altra però c’erano questi due ragazzi neri italiani costretti dalle circostanze a dimostrare il loro grado di italianità: «tifiamo la “Maggica”, “me so magnato du porzioni de matriciana fatta da mi madre”, “la mi ragazza è italiana”, “non parlo il nigeriano”. Perché, mi chiedo, noi figli di migranti dobbiamo dimostrare quanto siamo italiani? Ho pensato che io figlia di migranti nata in Italia non ho mai mangiato la carbonara. Questo fa di me una straniera? Mi sono ricordata di Zhanxing Xu una figlia di migranti come me. A lei piace il riso e non la pasta, non ama il calcio e studia il tedesco. Zhanxing Xu si sente italianissima, perchè è qualcosa di insito in lei. In una sua lettera che gira in rete scrive: «Non ho bisogno di tingermi di verde, bianco e rosso per sventolare ciò che sono».

martedì 12 ottobre 2010

felicità, libertà.

Una cosa sembra certa nel modello conflittuale: il benessere non è guarigione, perché guarire è essere capaci di soffrire, di sopportare la sofferenza. Ed essere guariti, sotto questo profilo, non vuol dire affatto essere felici, vuol dire essere liberi.

Alain Ehrenberg - La fatica di essere se stessi - Depressione e società.

domenica 10 ottobre 2010

giuseppe.. giuseppe... giuseppe.....

Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia.
Il vero amore è una quiete accesa.
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Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte.
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

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Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso.

IL PIU' GRANDE CRIMINE (estratti dall'ultimo saggio di Paolo Barnard)

pubblico qui degli estratti del saggio di Paolo Barnard, IL PIU' GRANDE CRIMINE, documento consultabile su http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=192
nella speranza che chiunque si trovi a passare da questo blog sia incuriosito, impensierito, preoccupato, indignato, e si convinca ad affrontarne la lettura per intero, facendo propria l'esortazione finale. Divulghiamo.

Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno. (...)
Ero partito per affrontare il presunto ‘complotto del signoraggio bancario’, dove si afferma che i debiti pubblici delle nazioni sviluppate sarebbero il frutto della truffa delle Banche Centrali che cedono la moneta circolante ai governi in cambio di titoli di Stato, cioè se la farebbero pagare euro su euro (o dollaro su dollaro ecc.) con debito pubblico, anche se a loro costa nulla stamparla o emetterla. Questo all’insaputa dei cittadini che affonderebbero così nel debito perenne. Le Banche Centrali, poi, occulterebbero i profitti ciclopici che ne traggono, con la complicità delle banche commerciali, le quali partecipano alla trama a piene mani attraverso un loro particolare signoraggio. Vi sarebbe infine una congiura del silenzio intorno a questo tema, tale da rendere pressoché impossibile ottenere opinioni autorevoli da chiunque, eccetto naturalmente alcuni signoraggisti noti, e qualche sparso personaggio del
mondo degli affari. Addirittura è stato affermato che alcuni eccellenti furono assassinati mentre tentavano di ostacolare quella rapina monetaria (Lincoln, Kennedy). Dunque un complotto colossale e in piena regola, apparentemente. (...)

Attenzione: è imperativo per il lettore memorizzare uno spartiacque fondamentale da qui in poi, che
riguarda la sovranità della moneta. Esistono monete sovrane e non. Le monete sovrane hanno sempre tre caratteristiche, sono cioè:
1) di proprietà dello Stato che le emette.
2) non convertibili, cioè Stato e Banche non promettono più di convertirle in oro o altri beni concreti
su richiesta del cittadino (ma rimangono cambiabili in altre valute per andare in ferie ad es.).
3) floating, che significa che le autorità non promettono più di cambiarle a un tasso fisso con altre monete forti.
Il dollaro è moneta sovrana, poiché di proprietà degli Stati Uniti d’America, così la sterlina, di proprietà della Gran Bretagna, così lo yen giapponese, e altre. Tutta Europa, fino al gennaio 2002, ancora possedeva monete sovrane (marco, franco, lira ecc.), che sono poi scomparse con l’avvento (sciagurato) dell’euro, che… non è di proprietà di nessuno Stato. (...)

I signoraggisti sostengono un’equazione semplicistica e del tutto sbagliata che recita: la moneta viene
emessa dalle Banche Centrali (di seguito BC) a debito, cioè gli Stati se vogliono spendere, e quindi avere moneta, devono letteralmente comprarla dalle BC pagandola dollaro su dollaro, euro su euro, yen su yen ecc. con debito pubblico, cioè con titoli di Stato. (...)
Questa storia è tutta, ma proprio tutta sbagliata. Nulla di quanto detto sopra accade, e molto di ciò che circola in rete come il ‘complotto del signoraggio’ è, come vedrete ampiamente di seguito, frutto di una catastrofica incomprensione di come funziona la moneta moderna. (...)

Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che la moneta sovrana non è più di proprietà degli Stati, ma delle BC che la emettono/stampano. Falso. La moneta sovrana è sempre emessa PRIMA dagli Stati nell’ambito delle loro
attività di SPESA. Lo Stato a moneta sovrana se la inventa dal nulla, e spende per PRIMO, è cioè l’unico soggetto esistente che ‘monetizza’ per primo i beni e i servizi acquistandoli con la sua moneta;
dopo possono farlo anche i cittadini, ma solo una volta che lo Stato ha speso per primo originando la moneta che essi usano. La BC assiste lo Stato nel processo di spesa o fornisce liquidità al pubblico (su sua richiesta) attraverso il sistema bancario commerciale. Anche la BC può originare la moneta dello
Stato, inventandola dal nulla, e ciò accade quando presta denaro alle riserve bancarie o quando assiste lo Stato nella sua spesa, ma solo dopo che lo Stato l’abbia imposta spendendo per primo ed essendone proprietario esclusivo. Gli Stati a moneta sovrana non devono affatto bussare alle BC per avere la moneta, meno che meno pagare queste ultime. I signoraggisti credono che le monete sovrane siano oggi monopolio delle BC unicamente perché non comprendono i meccanismi di spesa degli Stati, come dire, li osservano a distanza e ne sono ingannati. Non comprendono neppure il significato delle tasse, e da qui generano una gran confusione. (...)
La spesa a debito dello Stato a moneta sovrana attraverso l’emissione di titoli di Stato è sempre l’attivo dei cittadini, cioè il loro risparmio. Nel caso dei titoli di Stato, ciò che accade è che essi trasferiscono di fatto il denaro del cittadino che li compra dal suo conto corrente a bassissimo interesse a un ‘libretto di risparmio’ a interessi superiori (il titolo), cioè un suo attivo, non un debito. Inoltre, il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai un problema economico rilevante, infatti esso non viene mai ripagato, cioè i titoli di Stato a livello generale (aggregato) non giungono mai a maturazione. (...)
Il ‘complotto del signoraggio’ afferma che i cittadini saranno tassati per ripianare il deficit di bilancio dello Stato e il debito pubblico causati dalla BC che gli vende il denaro. Sbagliato, gli Stati a moneta sovrana non tassano mai
per ripagare alcunché. In altre parole, le tasse non servono mai, né mai sono servite, a pagare alcunché nei bilanci degli Stati a moneta sovrana. (...)

La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico, perché la spesa a deficit produce ricchezza fra i cittadini. Il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai il debito dei cittadini: questa è una menzogna creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati. (...) Il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai ripagato in realtà. Quando è stato fatto ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi. Ma com’è possibile non ripagare?
Quello Stato o lo rinnoverà sempre, oppure per pagare i titoli in scadenza ne venderà altri ai risparmiatori e con il ricavato salderà i primi. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno il cittadino. E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a moneta sovrana li onora inventando denaro dal nulla. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle
BC, esse sono tenute per legge a restituire un’alta percentuale dei profitti al Tesoro.
Se uno Stato vuole ridurre il debito o addirittura di eliminarlo, il risparmio dei cittadini crolla, perché saranno tassati più di quanto lo Stato li arricchisce spendendo. (...)

Chiedete a chiunque la seguente cosa: “A cosa servono le tasse?”. La risposta sarà invariabilmente “A dare denaro allo Stato per il suo funzionamento”. Non è forse vero che è dalle tasse che lo Stato ricava la spesa per
la sanità, scuole, infrastrutture o pensioni? L’allungamento dell’età pensionabile non è forse giustificato dalla necessità di raccogliere maggior fondi per la previdenza sociale?
La risposta è no, un secco e chiaro no se lo Stato è a moneta sovrana, come gli USA, la Svezia o il Giappone e l’Italia prima del 2002. Un secco sì per i 16 Paesi dell’eurozona, purtroppo, ma solo da poco. Milioni di adulti italiani non hanno mai saputo che le loro tasse non sono mai servite allo Stato
per spendere. E così non lo sanno centinaia di milioni di altri occidentali e non. E’ impossibile che le tasse possano pagare alcunché, visto che sono soldi che il governo a moneta sovrana ha immesso nella
collettività e che poi si riprende indietro in percentuale minore. Non dimenticate mai che le tasse vanno obbligatoriamente pagate nella moneta dello Stato, che solo lo Stato ha creato, per cui si tratta proprio
di soldi da lui elargiti e che poi gli tornano indietro in parte. Non può in alcun modo poi rispenderli, la matematica non glielo permette. Cioè, se un negoziante investe 100 e incassa 30, come fa ad avere alcunché da spendere? Inoltre, poiché il governo a moneta sovrana s’inventa il denaro da spendere, che
senso ha che si complichi la vita per riprenderselo indietro e rispenderlo? Fa prima a inventarsene dell’altro. Ciò che in realtà accade è questo: lo Stato a moneta sovrana inventa denaro spendendo, che poi si riprende (in parte) con le tasse distruggendolo, perché si tratta proprio dei soliti impulsi
elettronici che viaggiano avanti o indietro. Immaginate la spesa dello Stato come un contatore elettronico: quando lo Stato spende, i numerini corrono aumentando, es. da 234.000 a 234.400 (i c/c di cittadini si gonfiano); quando lo Stato ci tassa gli stessi numerini scendono ad es. da 234.400 a 234.100
(i c/c dei cittadini si sgonfiano). Semplicemente 300 cifre elettroniche sono sparite nel nulla, non possono essere spese. Anche nel caso remoto in cui un cittadino pagasse le sue tasse in contanti, accade la stessa cosa: i contanti finiscono alla BC che li distrugge. Ecco cosa sono le tasse veramente, denaro
che sparisce, null’altro, e certamente non un mezzo per racimolare soldi per la spesa dello Stato a moneta sovrana.
Ma allora, perché diavolo uno Stato come gli USA o la GB tassano? Perché Roma tassava prima del 2002? Le ragioni erano e rimangono quattro, di cui una merita un approfondimento, ma vediamole. Lo Stato a moneta sovrana tassa per:
1) tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune). Infatti uno dei
pochi mezzi che lo Stato ha per impedire alle oligarchie private di divenire immensamente
ricche e quindi di spodestare lo Stato stesso è di tassarle. Lo fa troppo poco? Dipende dalle opinioni, ma questo è.
2) limitare l’inflazione. Si è detto che: inflazione = troppo denaro in giro e troppi pochi prodotti.
Se ciò accade, lo Stato tassa, si riprende i suoi soldi elargiti spendendo, e drena così
l’allagamento di denaro per contenere l’inflazione.
3) scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti. Si tassa l’alcool, il fumo, o l’inquinamento, e si
detassano le beneficienze o le ristrutturazioni, ecc.
4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. E’ l’unico modo.
(...)

La piena occupazione - cioè quel sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro o precarizzati - era possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncata scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza. (...)

Perché allora la piena occupazione non fu mai attuata? Perché ci sono un sacco di politici ed
economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, ma soprattutto se i cittadini si rendessero conto che i governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di
debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa per i gusti del grande capitale privato.
Dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale ha ordito un piano di dimensioni eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno ogni accenno a quella possibilità.

(...)

Vi lascio con queste parole: ritroviamo il coraggio di salvarci la vita. Insegniamo ai nostri bambini la prima materia in ordine d’importanza al mondo: il coraggio. Il dramma è che non sappiamo più reagire, e siamo i primi nella Storia a essere così pavidi. Divulgate quello che avete letto, la gente deve innanzi
tutto sapere chi è il Vero Potere, cosa ha fatto, per poterlo combattere. Alla fine, tocca a noi.

lunedì 20 settembre 2010

a, la preposizione a, si scrive senza h

.....ma non tutti lo sanno.


mi sono rotta il cazzo di chi mi tratta con sufficienza
mi sono rotta il cazzo di chi si sente superiore di me, anche perchè dietro questo atteggiamento scorgo una pochezza umana e un'ignoranza abissale....
...e anche una notevole invidia

mi sono rotta il cazzo del femminismo stronzo da posa intellettuale.
mi sono rotta il cazzo delle false amiche acide, di questo sentirsi fighe nel buttare merda sugli altri col tono da "ringraziami che ti considero, anche se solo per cagarti in testa"

e non voglio più subirlo.

sabato 4 settembre 2010

yo

Me gusta empezar mis días desayunando en la cama.
Me gusta tumbarme otra vez después del desayuno.
No me gusta nada tener que levantarme temprano, sobre todo si me despierto sola.
Me gustan los días tranquilos en los que me da tiempo para leer y escribir.
No aguanto perder el tiempo viendo la tele y quien lo hace.
Me gusta cantar viejas canciones, y me encanta que no se me reproche lo mucho que desafino. Me mola que me saquen una foto y que me vea guapa.
No me gusta en absoluto esa sensación que me coje a menudo, de esclavitud, de impotencia, de frustración, esa conciencia de ser un títere.

En fin, me gusta ver a mis sobrinos que rien, me gusta pensar que algo sí tiene sentido.

mercoledì 25 agosto 2010

mercoledì 11 agosto 2010

com'è misera la vita negli abusi di potere

Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro. Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali
e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti siete come sabbie mobili tirate giù
C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero
com'è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano. Quante squallide figure che attraversano il paese
com'è misera la vita negli abusi di potere.
Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca.
A Beethoven e Sinatra preferisco l' insalata
a Vivaldi l' uva passa che mi dà più calorie
com'è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore
in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore.
Ho sentito degli spari in una via del centro
quante stupide galline che si azzuffano per niente
minima immoralia minima immoralia
e sommersi soprattutto da immondizie musicali.
Sul ponte sventola bandiera bianca...... minima immoralia...
The end my only friend this is the end

Franco Battiato

martedì 10 agosto 2010

I TRAVET DEL MALE

di Lucia del Grosso


http://www.youtube.com/watch?v=VcC1sXsu6Sw

Questa stringa di segni e lettere apparentemente mischiati alla rinfusa senza formare alcun apparente significato contiene uno spicchio di male. Ci si va sopra con il cursore, una lieva pressione del dito e la stringa sboccia come un fiore: sbocciano le immagini di un rastrellamento di palestinesi. Di un uomo che viene trascinato via dai militari israeliani mentre protesta. Di un bambino che urla, si ribella, si aggrappa a suo padre per non farselo portare via. Di militari che lo afferrano e lo allontanano. Di chi la violenza la subisce e chi la fa. Uno sguardo pietoso o mercenario ha racchiuso quella scena in un video e l'ha scagliata tra le onde del web, che la sta propagando in cerchi sempre più ampi. E tutto il mondo rimbomba del pianto di quel bambino. Si ode qualche parola concitata del padre mente lo stanno portando via, forse una parola di consolazione a suo figlio, o qualche raccomandazione ai suoi cari, o una bestemmia e poi niente altro. Le urla delle vittime e il silenzio dei colpevoli. Che tacciono mentre fanno coscienziosamente il loro lavoro, senza metterci nemmeno un grammo di brutalità in più. Un giovane militare afferra il bimbo per le braccine e lo separa da suo padre, forse gli dice pure "Non piangere, papà ritorna, vedrai!". Il bimbo cade a terra, ma siamo poi tanto sicuri che sia stato spintonato? Forse è stato solo involontariamente colpito dalla mano che stava cercando di non fargli raggiungere il padre. Una rapida occhiata per controllare di non aver combinato un guaio, è sempre una rogna se si ammazza un bambino, e poi via, a finire il compito assegnato. Una roba quasi pulita, c'era più violenza nelle manganellate agli Aquilani. Un lavoro fatto bene senza inutile spargimento di sangue, se c'era da sparare lo si faceva, senza godimento e senza dolore, ma meglio così, che non si sprecano le munizioni. Cosa riserverà la sorte a quel padre e a quel bimbo privato di affetto e mezzi di sostentamento quei militari non lo sanno, non lo vogliono sapere e anche se volessero saperlo non sarebbe di loro competenza, sono responsabili solo dell'efficiente e puntuale esecuzione degli ordini impartiti, che se eseguiti bene danno diritto ad una promozione, un avanzamento di carriera o ad un'altra ricompensa. Non sono mostri quei militari, sono travet del male, gente che mette solo un tassello all'immenso mosaico della perfidia del mondo, ma non sono responsabili nè del disegno, nè dei colori che ne verranno fuori. Devono pensare solo a mettere bene la loro tessera. Perché il male non ha le corna, la coda e i piedi caprini, ma è solo un grande apparato in cui si è irregimentati, una roba noiosa come le otto ore di ufficio, non è gente strana quella che fa le grandi porcate, è gente che timbra il cartellino. Come ad Abu Ghraib. "Se l'intelligence militare ti chiede di fare una cosa non puoi far altro che obbedire. Ridevo per sopportare quello che facevo" ha dichiarato Charles Graner, uno dei torturatori. "Quelle immagini? Era il mio lavoro. Eseguivo gli ordini, io non ho colpe" ha fatto mettere a verbale Lynndie England, secondina di quel carcere dove si facevano tutte quelle belle robe. E poco importa se ti piace o ti fa schifo, ci sono impiegati motivati e altri meno, ma poi alla fine fanno tutti la stessa cosa. E ogni volta che la televisione o Youtube ci mostra uno spicchio di male rimaniamo increduli e impietriti come se quella violenza venisse da una strana razza di alieni. E invece non solo è roba umanissima, ma anche ordinaria, stupida e, benedetta Arendt, banale: "E' anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga nè una profondità, nè una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo nella sua superficie. E' una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che si interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il bene ha profondità e può essere radicale". Rileggo queste righe e non posso fare a meno di pensare che il mondo poco profondo, senza ancoraggi, fluido della globalizzazione sia un terreno ancora più fertile di quello del secolo scorso per incubare il male. Che quel mondo liquido da cui stanno evaporando tutti i valori e che rispetta solo le leggi della competizione sia lo scenario più adatto a rappresentare l'insulsa commedia del male. Che quel mondo che sta recidendo tutte le radici covi il male per sostituirlo al senso.

lunedì 9 agosto 2010

fisica, svastiche e scoregge

..è colpa di quei fisici e di quella teoria della sincronicità per cui le particelle sono collegate tra loro; non si può scoreggiare senza cambiare l’equilibrio dell’universo.

P.K. Dick, La svastica sul sole.

cose che voglio ricordare

numero uno: cos'è l'accidia


disiniteresse per il presente e mancanza di prospettive per il futuro

Il termine

Il termine, nel greco classico, designa la negligenza, l'indifferenza, la mancanza di cure e di interesse per una cosa. Designa inoltre l'abbattimento, lo scoraggiamento, la prostrazione, la stanchezza, la noia e la depressione dell'uomo di fronte alla vita. É lo smarrimento estremo: si produce uno stato d'animo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che raggiunge. Due conseguenze tipiche sono l'instabilità e il disprezzo per gli impegni della propria vita.L'uomo non padroneggia più la vita; le vicende lo avviluppano inestricabili, ed egli non sa più vederci chiaro. Non sa più come cavarsela in determinate vicende della propria esistenza; e il compito a lui affidato gli si erge davanti insuperabile, come la parete di una montagna.

Le manifestazioni e le conseguenze dell'accidia

L'accidia ha un carattere complesso e confuso: è un miscuglio di pensieri provenienti da forze diverse. Chi è colpito dall'accidia avverte un senso di disordine e di illogicità in cui si intrecciano reazioni contrastanti: si detesta tutto ciò che si ha e si desidera ciò che non si ha.Si percepisce che tutta la propria esistenza perde di tensione, è come allentata in un senso di vuoto, nella noia e nella svogliatezza, in una incapacità di concentrarsi su una determinata attività, nella spossatezza e nell'ansia. Viene a mancare un punto di attrazione, un polo che catalizzi tutte le componenti della persona, e questa perdita di scopo sembra trascinare tutto in un vuoto senza fine. A causa dell'angoscia e dell'ansietà, la vita appare senza più punti sicuri, senza certezze, come appoggiata su di una superficie fluttuante.
Altri sintomi dell'accidia sono l'indifferenza è l'instabilità. Questa instabilità si manifesta in diversi modi: dal cambiare casa o lavoro, al fuggire verso situazioni ritenute ideali; dall'instabilità di umore all'instabilità di giudizio; dall'instabilità nei rapporti interpersonali alla sfiducia verso se stessi. Anche la ricerca di sempre nuove emozioni e divertimenti e la paura di lasciare spazi vuoti da impegni sono palliativi di fronte a una situazione esistenziale che si minaccia vuota e priva di senso. Pascal diceva "Ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non saper starsene in pace, in una camera". Un ultimo sintomo dell'accidia è lo sconforto: l'impossibilità per l'uomo di vedere qualche cosa di buono e di positivo: tutto viene ridotto al negativismo e al pessimismo. L'insoddisfazione diventa la modalità normale di affrontare l'esistenza, e spesso anche ogni possibilità di futuro diventa inimmaginabile.

Le cause dell'accidia

Una realtà complessa come l'accidia trae origine da numerosi fattori. Tuttavia, una delle cause più frequenti è l'amore smodato per se stessi, quella passione per se stessi che porta ad essere prigionieri del proprio io. Questo amore di sè è in fondo il vero idolo che minaccia la nostra vita. Se l'io è il centro assoluto del proprio mondo, allora si valuta ogni cosa in funzione dei propri bisogni, della propria idea, dei propri desideri e giudizi. Ci sono inoltre due cause, apparentemente contradditorie, che favoriscono l'accidia, e sono l'ozio e l'attivismo.
L'ozio è la mancanza di occupazioni, di interessi, ma soprattutto una realtà che rende la vita quotidiana amorfa e trascinata. Davanti ad ogni prerogativa l'ozioso si chiede "a che pro?" e trasforma la propria vita in un deserto.D'altra parte, lavoro e impegni eccessivi, che disperdono e creano molti punti di riferimento non collegati tra di loro, possono provocare uno stato di accidia: ci si è dati un compito al di là delle proprie forze e si crolla.

Le soluzioni per combattere l'accidia

L'equilibrio, la discrezione e la moderazione permettono di dare una misura alla propria vita e a ciò che si fa. Si tratta di quella saggezza che nasce dalla consapevolezza dei propri limiti e delle possibilità che sono in noi, e permette un reale dominio di sè.Molti autori insistono inoltre sulla necessità di non fuggire di fronte a questa situazione esistenziale. La fuga è infatti l'illusione di trovare altrove o diversamente una liberazione da questo pensiero.Altri rimedi per l'accidia sono la pazienza e la stabilità. La stabilità è la capacità di perseverare, di continuare un cammino anche se si è tentati di interrompere la via che si è intrapresa. E un tempo in cui ci è data la possibilità di perseverare è il quotidiano: rimanere nel quotidiano, senza "sognare la vita" fuggendo dalla sua precarietà. Ciò comporta una rinuncia a tutte quelle illusioni che ci appaiono come alternative al presente; comporta accettare se stessi e l'altro; comporta accogliere le fatiche dei propri impegni o il peso della comunità in cui siamo inseriti.
Per combattere l'accidia, insomma, bisogna ritrovare uno scopo e riprendere gusto per una vita vera.

(http://www.analisigrafologica.it/accidia.html)

numero due: sono un'adulta, sono una stronza.

"Noi abbiamo tre personalità naturali: il bambino, l'adulto, il genitore. Il bambino non è autosufficiente e dipende dagli altri. L'adulto è autosufficiente ma si dedica soltanto a se stesso. Il genitore si dedica agli altri e quindi è l'unico capace di amare. Tutti noi dovremmo compiere questa evoluzione naturale. Ma pochi lo fanno. Una gran parte di persone rimangono bambini. E' la nevrosi infantile. Essa dà luogo a disturbi anche gravi come ansia, angoscia, attacchi di panico, paura, depressione, ecc.
Il bambino ha sempre bisogno di qualcuno che gli faccia le coccole. L'adulto si fa le coccole da solo e non ha bisogno di nessuno. Il genitore è l'unico capace di fare le coccole agli altri. Sull'equilibrio e lo sviluppo di queste tre personalità, che coesistono in noi, si giocano tutta la nostra vita, il nostro benessere, il nostro rapporto con gli altri, la nostra felicità. In natura, in noi e negli animali, le tre personalità si sviluppano armonicamente e in tempi precisi. Purtroppo però, nelle società industrializzate ricche e iperprotette l'evoluzione naturale non avviene, e noi rimaniamo bambini. Questa è la base di tutte le nostre nevrosi. Paure, fobie, panico, ansia, depressione sono tutte manifestazioni di una personalità infantile non evoluta, sempre alla ricerca di amore, di sicurezza, di coccole."
(Giulio Cesare Giacobbe, Alla ricerca delle coccole perdute)

" Per diventare stronzi bisogna però prima capire cosa sono veramente gli stronzi. E perché, nonostante tutto, ci attirano tanto.
In cosa consiste il loro fascino discreto. Stronzo vuol dire adulto. E tutti, vogliamo diventare adulti. Ma pochi ci riescono."
(Giulio Cesare Giacobbe, Il fascino discreto degli stronzi)

"noi non siamo cigni. noi siamo squali."



("Tra le nuvole", film di Jason Reitman con George Clooney, basato sul romanzo Up in the air di Walter Kirn)

"io sono quella cazzo di Ibiza"




("About a boy", film di Paul e Chris Weitz, con Hugh Grant, tratto dall'omonimo libro di Nick Hornby)

numero tre: sono una bella persona.

www.polomeccanica.net/doc/Documenti/.../Il%20lavoro%20Ideale.pdf

numero quattro: anche se sono confusa e non so cosa fare, questo non significa che io non sia felice.


La cicala e la formica

Per tutta l’estate la cicala consumava e la formica investiva. “Stai agendo in modo molto irrazionale - ammonì la formica - quando verrà l’inverno te ne pentirai”.
“Sarò assai infelice – replicò la cicala – ma sto agendo in modo razionale. Essere razionale coincide con l’essere felice, e al momento il mio piacere supera il dolore futuro. Unisciti a me e canta al sole!”.
“Secondo me – rispose la formica – essere felici consiste nel massimizzare l’utilità su tutto l’arco dell’esistenza. L’infelicità e la felicità hanno un peso costante. Dunque, per essere razionale, devo darmi da fare e investire per l’inverno”.
Venne l’inverno e la cicala era affamata. Chiese aiuto alla formica.
“Vorrei poterti aiutare – disse la formica – ma, essendo razionale, non posso preferire il tuo benessere al mio: non hai nulla da darmi in cambio. Non ti senti in colpa per aver cantato tutta l’estate?”.
“Molto in colpa – rispose la cicala – proprio come avevo previsto. Ma l’adesso è l’adesso, allora avevo agito in modo razionale. Sei tu che sei irrazionale nel proibirti di darmi un aiuto”.
La formica ci pensò. Ma aveva soltanto cibo sufficiente per finire l’inverno. “L’adesso, per me, è tutta la vita – spiegò – ma ti posso aiutare in un altro modo. Vedi le foglie dell’albero di Epicuro? Sono deliziose e nutrienti. Ma dopo un certo tempo ti ammalerai. Io non posso mangiarle, perché calcolo la felicità su tutto l’arco dell’esistenza. Ma per te l’estasi presente supera l’infelicità futura”.
La cicala mangiò le foglie e finì per ammalarsi.
“Ne vale la pena?” – chiese la formica alla cicala ormai agonizzante.
“Non vale adesso, ma valeva prima” – rispose la cicala.
E la formica: “Devo dirti una cosa, ma non so se per te sia una buona notizia. C’è un antidoto!”.
“Presto! Presto!” – esclamò la cicala.
“Credo che tu non possa usarlo – ribattè la formica – perché prima ti fa stare molto male e solo in seguito ti fa guarire”.
“Brutta notizia – concluse la cicala – dato che io non posso investire per la felicità futura. Addio”.
La cicala morì, e la formica visse una grigia esistenza, evitando occasioni di felicità che avrebbero potuto trasformarsi in infelicità future. Ormai molto vecchia, si disse: “è triste non poter quasi mai fare quello che si vuole, ma condurre un’esistenza felice rende la vita assai dura”.

(tratto da "la Felicità", Paolo Legrenzi)

domenica 8 agosto 2010

pensieri e parole (opere e omissioni)

ho detto che lo faccio e lo faccio

venerdì 6 agosto 2010

la descrizione di un attimo (keep being cool)

" piaci a molti, esci, apri gli occhi, vorrei che trovassi qualcuno che ti stimi"
"non voglio vederti stare male"
"devi batterci la testa ancora un sacco di volte"
"non hai tenuto conto che è un uomo"
"mi sembra che tu abbia già deciso"
e crolla la fortezza del mio debole per te



http://www.youtube.com/watch?v=88juOMDziVg

ps. keep being cool

oroscopo celtico.....

Gli antichi celti associavano ai giorni dell'anno un albero le cui virtù avrebbero influito sui nati di quel particolare giorno.
Il calendario celtico è diverso dal calendario abitualmente utilizzato in gran parte del mondo e prevede che il primo giorno dell'anno coincida con il primo giorno di Novembre. L'anno era diviso in quattro trimestri: Samain (dal 1 novembre), Imbolic (dal 1 febbraio), Bealtaine (dal 1 maggio) e Lúnasa (dal 1 agosto). I 21 alberi individuati dalla cultura celtica caratterizzano ciclicamente le persone nate nei diversi periodi dell'anno.

Il mio albero è il Fico:

dal 14 al 23 giugno - dal 12 al 21 dicembre

I nati del Fico sono emotivi e sensibili.Spesso diventano grandi artisti (attori, scrittori o pittori, ad esempio) o abili architetti.Sono capaci di provare emozioni in modo più intenso e completo rispetto a quanto capita solitamente e, per questo motivo, riescono ad apprezzare maggiormente le bellezze naturali e le opere d'arte. Sono però anche molto vulnerabili.Punto debole del Fico è proprio l'eccessiva sensibilità e fragilità sul lavoro: non riescono a realizzarsi in un contesto troppo competitivo o spersonalizzante. All'interno di un contesto competitivo non riescono ad affermarsi.Anche in amore i nati del Fico sono molto sensibili: apprezzano e ricambiano attenzioni e complementi ma possono restare facilmente feriti da una frase sbagliata.
Segni celtici affini: Pino e Betulla.
Erbe aromatiche per loro particolarmente benefiche: Lattuga e Cumino.
(http://www.oroscopi.com/oroscopoceltico.html)

il tuo segno zodiacale Maya è...

Lepre - Tzaub
1 giugno – 28 giugno

Profilo: Il segno della Lepre eccelle nell'arte della comunicazione e primeggia in tutti i lavori a lei connessa come le relazioni pubbliche. Attivi e pieni di energie odiano la solitudine: li priva di charme. Spesso con la testa tra le nuvole dimenticano impegni importanti e si stupiscono se non riescono a realizzare i loro sogni. I nati sotto questa luna danno grande valore all'amicizia e sono spesso disposti a cambiare idea o a cedere a compromessi per favorire le persone a cui vogliono bene. Instancabili ottimisti cercano sempre una ragione positiva per andare avanti, lottano per un futuro migliore e ciò li avvantaggia nell'affrontare la vita.
Principio Guida: Comunicazione
Tallone d'Achille: Scarsa Praticità
Segno del partner ideale: Falco e Civetta
Colore di guerra: Verde

(http://www.oroscopi.com/maya/oroscopomaya.php)

giovedì 5 agosto 2010

lo sapevate?

pensavate che se ne stessero lì a sciacquettarsi nell'acqua tutto il tempo, senza un cazzo da fare se non terrorizzare noi che ci facciamo il bagno...
e invece ...Rispetto per le mitica medusa Turritopsis nutricula meglio conosciuta come Medusa immortale...



Questo è l'unico animale conosciuto in grado di tornare completamente ad una fase coloniale sessualmente immatura, dopo aver raggiunto la maturità sessuale come individuo solitario (fonte Wikipedia) il che la rende virtualmente immortale:
La medusa di T. nutricula è l’unica forma nota per aver sviluppato la capacità di ritornare ad uno stato di polipo, attraverso un processo di transdifferenziazione che richiede la presenza di alcuni tipi di cellule (dal tessuto della superficie della campana e del sistema dei canali circolatori).Queste subiscono una sorta di regressione ad una fase totipotente, dalla quale poi possono moltiplicarsi e differenziarsi in cellule diverse.
Esperimenti di laboratorio hanno rivelato che tutte le
meduse, sia quelle appena nate, sia quelle completamente mature, sono in grado di trasformarsi nuovamente in polipi. La trasformazione della medusa si caratterizza prima da un deterioramento della campana e dei tentacoli, con la successiva crescita del perisarco e degli stoloni, e infine dei polipi. Questi si moltiplicano ulteriormente formando una colonia. Questa capacità di invertire il ciclo vitale (in risposta a condizioni avverse) è probabilmente unica nel regno animale, e consente alla medusa di aggirare, o perlomeno ritardare, la morte rendendo T. nutricula potenzialmente immortale.

sapevatelo!!!

http://it.wikipedia.org/wiki/Turritopsis_nutricula
http://www.youtube.com/watch?v=hz4rWe4TcaA&feature=related

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Mandarino per nascita e per elezione, a orologeria per necessità. politicamente scorretta, vivo libera da ogni convenzione e religione, tutti i giorni reinvento il mio mondo e ridò la carica al mio trenino a molla