"Cos'è che in noi mente, uccide, ruba?" Georg Büchner, Woyzeck

sabato 12 dicembre 2015

un taxi chiamato realtà

ieri. con le mani sanguinanti, lacerate per tutti i pacchi fatti a tempo record, con il cuore ancor più sanguinante, con il dolore di chi sa di essere stata messa alla porta... ho fatto quello che c'era da fare.

Ancora in ascensore, neanche arrivata al pianerottolo, mi raggiunge la sua telefonata. tutto bene, sì certo, volevo dirti che ci sono varie cose in frigo, cucinati qualcosa, ci sentiamo più tardi. Sono confusa, mi butta fuori di casa e poi si preoccupa che io mangi. Le scatole sono lì, all'ingresso, pronte per essere montate e contenere i miei oggetti personali e inutili che mi porto dietro da una città all'altra, da un paese all'altro, senza sapervi rinunciare. Se è vero che la negatività si attacca alle cose mi dovrei decidere a liberarmene. Io sono compulsiva, io sono una dipendente affettiva, io sono sempre Karen, la bambina dalle scarpette rosse.
Il primo istinto è di darmi da fare, ma cedo alla stanchezza. Che c'è di male, devo solo riposarmi un po', devo solo recuperare le forze, devo solo respirare ancora il suo profumo e avvolgermi nelle lenzuola in cui abbiamo dormito insieme. C'è ancora un po' di tempo per rimanere attaccati al dolore. Domani arriverà comunque, e non potrò evitarlo. Non potrò evitare di vivere, di farmi forza. Oggi posso ancora piangere. Il letto è comodo, è accogliente, ho scelto io questo materasso, ho insistito io per avere un materasso nuovo che fosse di buon augurio. Per un attimo sono tentata dall'addormentarmi, dall'oblio, dal rifiuto della realtà. Ma sapevo che la sera sarebbe arrivato papà Orso a ricordarmi che quello è lo spazio dei piccoli orsi e che io in fondo sono solo Riccioli d'Oro, non sono mamma Orsa e non lo sono mai stata e io capisco solo quello che voglio capire e sapevo che lui non è una persona accondiscendente e forse è vero che in passato era stato possibilista ma ora non più.
Non mi rimane altro che alzarmi, ricominciare il lavoro, ricominciare a fare pacchi e chiedermi se un giorno ci sarà una scodella di latte non troppo freddo e non troppo caldo, ma giusto per me, e che sia solo mia e non da rubare di nascosto a un'altra famiglia.
arriva un messaggio che mi fa piangere, quello che succede è l'unica cosa che avrebbe potuto succedere, quando qualcosa ha fine, ha fine, e allora piango ancora perché incredibilmente ho ancora lacrime da piangere, eppure sapevo da tempo che questo momento doveva arrivare...
non è un caso se tutte le belle favole che conosciamo hanno nella loro versione originale finali ben diversi, e cruenti.
Non posso rimanere qui e passare un'altra notte con lui, l'ho fatto tante volte, e mi sono fatta solo del male. Qualcosa in me comincia a cambiare, se stamattina ho preso la decisione di lasciare il mio bagaglio alla stazione... mi sono imposta di finire in tempo utile a recuperarlo e partire con l'ultimo treno. ogni ora in più è un'ora di deposito da pagare, oltre l'orario di chiusura devo pagare per tutta la notte... una follia senza senso: un pungolo per darmi fretta, per essere razionale, pensare freddamente. Quando mi fermo ho le mani lacerate e non mi rimane altro che chiamare un taxi. Che mi porti alla stazione, che mi porti via da questa casa e da questa città in cui sognavo di essere felice. che mi porti via velocemente, perché non so se ho la forza di lasciarmi tutto dietro veramente.
e invece il traffico mi intrappola nella città che mi rifiuta. rimango ferma a osservare quei vicoli che non ho avuto il tempo di esplorare. ora mi pento di non essermene curata. non mi sono curata di tante cose, ma non ha senso pensarci ancora.
in treno ancora una telefonata, vuole sapere dove sono, e inevitabilmente io mi chiedo se gli sarebbe piaciuto in fondo trovarmi a casa, se ci contava, se ci sperava. ma lo conosco, e so che questo non avrebbe cambiato di una virgola la sua decisione. semplicemente, mi sarei fatta ancora del male e basta.
e solo dopo un po' mi rendo davvero conto di un particolare al quale non avevo dato importanza. Maiori 2. il taxi che mi ha portato via da tutto ciò che desideravo e amavo. Maiori, il sogno di una vita felice e spensierata, di un progetto di coppia e di un successo professionale. quante energie spese dietro a questa chimera. quante ore di lavoro e quanti tentativi falliti. quanta sofferenza mi è costato starti accanto quando tu non mi amavi più ma non mollavi la presa.
è ora di liberarmene. proprio un taxi col nome del mio sogno viene a prendermi sotto la casa che devo abbandonare e mi accompagna a un treno che mi allontanerà definitivamente da una parte della mia vita. la cosa più brutta è che non l'ho vissuta pienamente, questa parte della mia vita, questa storia, non abbiamo concretizzato mai niente, ci siamo solo desiderati e inseguiti e amati a distanza.

"Maiori 2" mi scarica alla stazione, pago la corsa e si allontana a fatica nel traffico.

Cos'altro di più allusivo sarebbe potuto succedere per farmi accettare la realtà?


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Mandarino per nascita e per elezione, a orologeria per necessità. politicamente scorretta, vivo libera da ogni convenzione e religione, tutti i giorni reinvento il mio mondo e ridò la carica al mio trenino a molla